Articoli con tag: ecologia del verso

“Futuro non locale”, di Gabriella Modica (Marco Saya Edizioni 2013) – recensione di Giuseppe Casarrubea

Gabriella Modica a differenza di molte altre palermitane, abituate alla vita salottiera e un po’ ( o molto) radical chic, preferisce cimentarsi con il suo animo.

“Futuro non locale”, di Gabriella Modica (Marco Saya Edizioni 2013) – recensione di Giuseppe Casarrubea

Gabriella Modica a differenza di molte altre palermitane, abituate alla vita salottiera e un po’ ( o molto) radical chic, preferisce cimentarsi con il suo animo.

Nicola Vacca, “Mattanza dell’incanto” (Marco Saya Edizioni, 2013) – recensione di Antonio Daniele

Questa silloge poetica di Nicola Vacca, introdotta da un capitolo di “aforismi lunghi”, è un viaggio nell’abisso della realtà italica, una impietosa fotografia del nostro stato di animali sociali allo sbando, una estrema unzione senza assoluzione del nostro Paese, condannato alla rovina da «untori senza scrupoli» (Un paese barbaro)

Nicola Vacca, “Mattanza dell’incanto” (Marco Saya Edizioni, 2013) – recensione di Antonio Daniele

Questa silloge poetica di Nicola Vacca, introdotta da un capitolo di “aforismi lunghi”, è un viaggio nell’abisso della realtà italica, una impietosa fotografia del nostro stato di animali sociali allo sbando, una estrema unzione senza assoluzione del nostro Paese, condannato alla rovina da «untori senza scrupoli» (Un paese barbaro)

Che fine ha fatto la poesia? – di Nicola Vacca

Il vero omicidio della poesia è il contrabbando. Contrabbandare per nuova esperienza poetica un operazione commerciale che impone al pubblico dei lettori un prodotto piuttosto che un’autentica opera letteraria. Questa subcultura imposta dal potere culturale è diventata il punto di riferimento della già maltrattata poesia contemporanea.

Che fine ha fatto la poesia? – di Nicola Vacca

Il vero omicidio della poesia è il contrabbando. Contrabbandare per nuova esperienza poetica un operazione commerciale che impone al pubblico dei lettori un prodotto piuttosto che un’autentica opera letteraria. Questa subcultura imposta dal potere culturale è diventata il punto di riferimento della già maltrattata poesia contemporanea.

Il fico sulla fortezza, l’ultima raccolta di Claudio Damiani – Intervista all’autore di Matteo Bianchi

Ciò che voglio dire è che non esistono cose senza occhi. Ogni cosa, in quanto forma (e se non fosse forma non giungerebbe all’essere), è bella e viva. La creatività umana credo faccia parte della più generale creatività della natura. Quale sia il suo fine è difficile dire. In questo libro abbozzo l’ipotesi che l’evoluzione creatrice sia finalizzata al ritorno a una serenità che la materia ha perduto. (Claudio Damiani)

Il fico sulla fortezza, l’ultima raccolta di Claudio Damiani – Intervista all’autore di Matteo Bianchi

Ciò che voglio dire è che non esistono cose senza occhi. Ogni cosa, in quanto forma (e se non fosse forma non giungerebbe all’essere), è bella e viva. La creatività umana credo faccia parte della più generale creatività della natura. Quale sia il suo fine è difficile dire. In questo libro abbozzo l’ipotesi che l’evoluzione creatrice sia finalizzata al ritorno a una serenità che la materia ha perduto. (Claudio Damiani)

A cosa servono i poeti? – di Paolo Fai

La seconda raccolta di poesie di Riccardo Raimondo rivela per un verso la consapevolezza dei mezzi tecnici, maturata attraverso la introiezione di modelli poetici imprescindibili, di cui peraltro gli eserghi posti a premessa di quasi ogni poesia sono prova documentale (da Rilke a Montale, da Pascoli a de Nerval, fino a De Andrè e al rapper Joe Cassano – che ignoro chi sia, ma me lo perdonerete). La poesia, come qualsiasi “attività” umana, non esiste se non dentro l’orizzonte della tradizione. È su questo terreno che ogni poeta avvia il percorso creativo, facendosi egli stesso la sua tradizione, per congenialità di stile e di “avventure” umane e sentimentali.

A cosa servono i poeti? – di Paolo Fai

La seconda raccolta di poesie di Riccardo Raimondo rivela per un verso la consapevolezza dei mezzi tecnici, maturata attraverso la introiezione di modelli poetici imprescindibili, di cui peraltro gli eserghi posti a premessa di quasi ogni poesia sono prova documentale (da Rilke a Montale, da Pascoli a de Nerval, fino a De Andrè e al rapper Joe Cassano – che ignoro chi sia, ma me lo perdonerete). La poesia, come qualsiasi “attività” umana, non esiste se non dentro l’orizzonte della tradizione. È su questo terreno che ogni poeta avvia il percorso creativo, facendosi egli stesso la sua tradizione, per congenialità di stile e di “avventure” umane e sentimentali.

“Fischi di merlo” (Edizioni del leone 2011): la poesia di Matteo Bianchi, verso un nuovo lirismo

La poesia di Matteo Bianchi, nella sua volatile essenza, è sacrale, ma di una sacralità del tutto particolare che la rende alquanto originale e avvincente: sa volare alto quando capace di atterrare, chiedere le ali e camminare. Poesia viandante che cammina nei meandri di una città – la città del poeta – che è la sua culla. Ferrara. (Roberto Dall’Olio)

“Fischi di merlo” (Edizioni del leone 2011): la poesia di Matteo Bianchi, verso un nuovo lirismo

La poesia di Matteo Bianchi, nella sua volatile essenza, è sacrale, ma di una sacralità del tutto particolare che la rende alquanto originale e avvincente: sa volare alto quando capace di atterrare, chiedere le ali e camminare. Poesia viandante che cammina nei meandri di una città – la città del poeta – che è la sua culla. Ferrara. (Roberto Dall’Olio)

Arquà, l’ultima dimora del Petrarca – di Teresa Caligiure

Quando Francesco da Carrara, signore di Padova, gli fa dono di un terreno ad Arquà, sui colli Euganei, a quindici chilometri dalla città, Petrarca prende la decisone definitiva e, nel marzo del 1370, dopo aver diretto i lavori per la costruzione della sua nuova casa, vi si trasferisce. (Teresa Caligiure)

Arquà, l’ultima dimora del Petrarca – di Teresa Caligiure

Quando Francesco da Carrara, signore di Padova, gli fa dono di un terreno ad Arquà, sui colli Euganei, a quindici chilometri dalla città, Petrarca prende la decisone definitiva e, nel marzo del 1370, dopo aver diretto i lavori per la costruzione della sua nuova casa, vi si trasferisce. (Teresa Caligiure)

«Il bosco sull’autostrada»: e dove emigra la fiaba?

Insomma, ci troviamo in compagnia di personaggi fiabeschi: ce lo conferma il libro di fiabe, che contiene — qui certo caricati di drammatica comicità — tutti gli elementi essenziali della storia di Marcovaldo e Michelino: ma dov’è il bosco? Il bosco è sull’autostrada.

«Il bosco sull’autostrada»: e dove emigra la fiaba?

Insomma, ci troviamo in compagnia di personaggi fiabeschi: ce lo conferma il libro di fiabe, che contiene — qui certo caricati di drammatica comicità — tutti gli elementi essenziali della storia di Marcovaldo e Michelino: ma dov’è il bosco? Il bosco è sull’autostrada.